Storia di Shazia, 12 anni

C'è una storia di cui si è poco parlato.
Antonio Socci nel suo blog esordiva così: "Nessuno a Hollywood le dedicherà un film (che pure sarebbe da Oscar), nessuno scrittore la immortalerà in un romanzo, nessun giornale occidentale – che dedica pagine e pagine al burqa in Francia – ha sollevato clamore".
Ci sono storie di cui si fa fatica a parlare, perchè sono scomode, perchè possono suscitare malumori, perchè non interessano.
Eppure Shazia aveva 12 anni ed era il 22 gennaio quando è morta per le violenze inflitte dal suo datore di lavoro, un ricco e potente avvocato musulmano di Lahore.
L'agenzia Asia News che dette la notizia scriveva: "La 12enne è morta il 22 gennaio scorso in ospedale a causa delle ferite subite". Sohail Johnson, (coordinatore della ong protestante Sharing Life Ministry Pakistan, Slmp) confermava che il cadavere presentava i segni delle torture in 12 punti diversi del corpo e che la ragazzina era stata ricoverata con la mandibola fratturata.
Shazia era cristiana.
Secondo l'organizzazione umanitaria Slmp, il 99% delle ragazze cristiane, provenienti da famiglie povere ( in Pakistan i cristiani sono una minoranza ridotta alla miseria), lavorano come domestiche per ricchi musulmani. Esse sono sovente vittime di abusi e violenze fisiche, sessuali e psicologiche. In alcuni casi i loro padroni le danno in sposa a domestici musulmani, obbligandole a convertirsi all’islam.
E' una storia triste, ma ancor più triste è il silenzio costruito intorno. Un silenzio che però, attraverso canali alternativi, come la Rete, viene squarciato. Su Facebook è sorto il gruppo « We want intense sentence for little Shazia’s killers » («Vogliamo una sentenza severa per gli assassini della piccola Shazia »), perchè la storia di Shazia non venga dimenticata e soprattutto perchè, come dice il nome del gruppo, la legge faccia il suo corso e non si dimentichi di questa ragazza. La speranza è che con lei possano avere giustizia anche  quelle bambine e quei bambini costretti al lavoro minorile o perseguitati a causa dell'intolleranza, sia essa religiosa, sessuale o etnica.


La mamma e le sorelle di Shazia

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