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Visualizzazione dei post da settembre, 2014

I Magi: cercatori di senso, cercatori di verità

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I magi, questi personaggi misteriosi, si mettono in movimento, si allontanano dalla loro terra e camminano alla ricerca di un re, del Re. Il Vangelo di Matteo ( 2,1-12 ) mette in risalto questa realtà attraverso alcuni verbi, che accompagnano lo svolgersi della vicenda: giunsero, siamo venuti, li inviò, andate, partirono, li precedeva, entrati, non tornare, fecero ritorno . Il percorso fisico dei magi nasconde in sé un viaggio ben più importante e significativo, che è quello della fede; è il movimento dell'anima, che nasce dal desiderio di incontrare e conoscere il Signore. Ma allo stesso tempo è anche l'invito di Dio, che chiama e attira con forza a sé; è Lui che fa alzare in piedi e pone in movimento, che offre indicazioni e non smette mai di accompagnare. La Scrittura ci offre molti esempi importanti. Ad Abramo Dio disse: "Vattene dal tuo paese e dalla casa di tuo padre verso il paese che io ti indicherò" (Gen 12, 1). Anche Giacobbe fu pellegrino di fede e

Come Caino dicono: a me che importa?

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 [...]  Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione! La cupidigia, l’intolleranza, l'ambizione al potere… sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L'ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: «A me che importa?». «Sono forse io il custode di mio fratello? » ( Gen 4 ,9 ). La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà… «A me che importa? ». [...] Perché? Perché l’umanità ha detto: “A me che importa?” Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può

Di fronte al male che c'è

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Etty Hillesum , giovane ebrea olandese vit­tima dei nazisti, racconta nel suo Diario di una notte in cui accompagnò un amico al treno diretto a Westerbork, anticamera di Auschwitz. Descrive le spalle fragili del ra­gazzo curve sotto al grande zaino, mentre Amsterdam attorno dorme, e ammutolita scrive: « In una notte come questa, biso­gnerebbe soltanto inginocchiarsi e prega­re ». Anche noi, forse, dovremmo inginoc­chiarci e pregare di fronte all’inaudito ma­le in Iraq e in Siria. Inginocchiarci in una supplica inerme; e pregare, come chiede il Papa, per quella infinita moltitudine. Marina Corradi in Avvenire del 9 settembre 2014

"Dio": cosa suscita in noi questa parola?

Cari ragazzi di terza, incomincio subito con una provocazione: Cosa suscita in voi la parola Dio? Quali certezze, dubbi, emozioni? Leggiamo insieme da Sri Ramakrishna , Il libro degli esempi , Gribaudi Editore: "Quante discussioni si sono fatte e si fanno ancora su Dio. Tu che ne pensi?", chiese un giorno un discepolo al grande maestro. "Vedi quell'ape?", rispose il maestro. "Senti il suo ronzio? Esso cessa quando l'ape ha trovato il fiore e ne succhia il nettare. Vedi quest'anfora? Ora vi verso dell'acqua. Ne senti il glu-glu? Cesserà quando l'anfora sarà colma. Ed ora osserva questo biscotto che pongo crudo nell'olio bollente. Senti come frigge e che rumore fa? Quando sarà ben cotto tacerà. Così è degli uomini. Fino a quando discutono e fanno del gran rumore su Dio, è perché non l'hanno ancora trovato. Chi invece l'ha trovato tace e, nel silenzio, adora ed agisce". Vi propongo la testimonianza di  Fabrice Hadjadj ,

Si comincia!!!

Ci siamo, ricomincia la scuola. Alcuni ingredienti per un anno scolastico produttivo e positivo:

Il vero dialogo

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«Io non posso dialogare se sono chiuso all’altro. Apertura? Di più: acco­glienza! Vieni a casa mia, tu, nel mio cuore. Il mio cuore ti accoglie. Vuo­le ascoltarti. Questa capacità di em­patia ci rende capaci di un vero dia­logo umano, nel quale parole, idee e domande scaturiscono da un’e­sperienza di fraternità e di umanità condivisa. Se vogliamo andare al fondamento teologico di questo, an­diamo al Padre: ci ha creato tutti. Siamo figli dello stesso Padre. Que­sta capacità di empatia conduce a un genuino incontro – dobbiamo andare verso questa cultura dell’in­contro – in cui il cuore parla al cuo­re. Siamo arricchiti dalla sapienza dell’altro e diventiamo aperti a per­correre insieme il cammino di una più profonda conoscenza, amicizia e solidarietà. "Ma, fratello Papa, noi facciamo questo, ma forse non con­vertiamo nessuno o pochi...". In­tanto tu fai questo: con la tua iden­tità, ascolta l’altro». papa Francesco durante l’incontro con i vescovi dell’Asia presso il S

Scimmiottare adulti rimasti bambini

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«Non c'è da stupirsi: oggi si fa sesso prestissimo. Ci sono dei primini (vabbè, non molti, però alcuni sì) che hanno già avuto rapporti sessuali. E' penoso. Uno: io credo che il sesso, come l'amore, sia una cosa sacra. Non mi chiamo de Broglie, ma se avessi vissuto oltre la pubertà avrei fatto di tutto perché diventasse un sacramento meraviglioso. Due: un ragazzo che vuole fare l'adulto resta pur sempre un ragazzino. Pensare che con una serata da sballo e un po' di sesso ti ritrovi di colpo uomo a tutti gli effetti è come credere che se ti travesti da indiano lo diventi. E tre: comunque sia, è proprio una strana concezione della vita voler diventare adulti imitando tutto quello che c'è di più catastrofico nell'adultitudine... [...] In fin dei conti, gli adolescenti credono di diventare adulti scimmiottando adulti rimasti bambini che fuggono davanti alla vita. E' patetico». tratto da Muriel Barbery , L'eleganza del riccio , edizioni E/o

Temiano il domani se non sappiamo costruire il presente

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« Io ho capito molto presto che la vita passa in un baleno guardando gli adulti attorno a me, sempre di fretta, stressati dalle scadenze, così avidi dell'oggi per non pensare al domani... In realtà temiano il domani solo perchè non sappiano costruire il presente, e quando non sappiamo costruire il presente ci illudiamo che saremo capaci di farlo domani, e rimaniamo fregati perché domani finisce sempre per diventare oggi, non so se ho reso l'idea ». tratto da Muriel Barbery , L'eleganza del riccio , edizioni E/o